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La udivo godere dalla cucina dove avevamo appena finito di mangiare. Sentii subito il mio membro diventare duro. Ritornai verso la cucina. Aveva il vestito tirato su, con una gamba a cavallo del bracciolo della sedia ed i suoi occhi erano chiusi mentre con la mano si toccava all'interno delle mutandine. Potevo vedere, attraverso esse, il pelo nero che ricopriva la sua fighetta.
Non ci volle molto prima che l'umore vaginale fuoriuscisse a bagnare il legno del bracciolo. Rimasi fermo, lì vicino. Lei si avvicinò e massaggiò il mio cazzo ancora prigioniero nelle mutande. Ero così eccitato che avreste potuto vedere chiaramente la forma della cappella attraverso gli slips.
Mi sorrideva mentre con due dita continuava a masturbarsi la vagina oramai fradicia. Immediatamente tolsi le mutande e misi in libertà il mio enorme uccello pulsante. Mi sorrise di nuovo, mentre cercava gli occhiali con la mano libera, nella sua borsetta. Se li mise sogghignandomi.
Afferrai il mio cazzo cominciando a menarmelo, all'inizio lentamente, ma questo non durò a lungo. Aumentai il ritmo mentre il membro cresceva e si allungava assumendo un color porpora. Lei prese allora le mie palle con la mano, sentendole serrarsi sempre più. Volse la sua faccia verso di me.
E venne il momento. Diedi un'ultimo forte colpo di mano ed un getto di sborra calda disegnò un'arco nell'aria, che scavalcò la sua testa finendo il volo sopra la sedia dietro. Feci un leggero passo indietro mentre sentivo già pronto il secondo spruzzo di sperma che si infranse per intero sui suoi occhiali. Mentre mi sorrire, il terzo ed ultimo fiotto le colpì le labbra carnose.
Si leccò tutto senza neanche sprecare una goccia, mentre io terminavo il mio lavoro facendo uscire ciò che restava di quella preziosa crema.
Questo era ciò che mancava a quel pasto. Il Dessert era servito.
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